É l’Italia bella

Venerdí mattina mi presento, come da accordi, all’ospedale di Bollate, al mio vecchio, caro ospedale che ha visto i miei natali e la mia assunzione nel pubblico, per ricevere la giornata di formazione per le vaccinazioni anti covid.

Poco prima delle otto e mezza ero lá. Gli altri, infermieri, medici, amministrativi, tutti pronti. Sembrava stessero aspettando lo start per fare la maratona. E in effetti, era cosi. Proprio così.

Alle otto e mezza sono stata catapultata in un girone dantesco. L’impiegato che doveva istruirmi era una scheggia. Gli infermieri si affannavano ad andare avanti e indietro per recuperare vecchietti e portarli a vaccinarsi, previo step da noi per la registrazione. Registrazione che il mio tutor poco piú di ventenne compiva ad una velocità supersonica. Come se dovesse fare una gara. Non sarei riuscita a reggere quei ritmi tutti i giorni. per questo stanno assumendo giovani. E per questo mi sento cosí vecchia.

Ad un certo momento, il flussomdei pazienti é rallentato, con disappunto del personale che, angosciato, continuava a ripetere: di questo passo, vaccineremo tutti tra vent’anni!

Non ho mai lavorato né visto lavorare cosí velocemente. Con totale dedizione. E pure al freddo, dato che per arieggiare, si tenevano le finestre aperte.

In effetti, la location non é delle piú confortevoli. I pazienti fanno la fila, compilando i moduli, lungo un corridoio, e le sale di registrazione sono strette e lunghe, non proprio il massimo… Spesso, noi che eravamo al secondo tavolo ci dobbiamo alzare e andar fuori a prenderci letteralmente i pazienti, che altrimenti andrebbero tutti alla prima postazione messa davanti.

Non c’è nemmeno tempo per fare pipí. Anche perché non hai il cambio. Se ti scappa, devi fermare i pazienti e andare al bagno. Idem per il pranzo: hai nemmeno una ventina di minuti.

Per fortuna, ci pensa un’anima pia a portarci i caffé, regalati da chissá chi. Solo che ora che riesci a berlo, é giá freddo.

Di piú, con questi numeri, non si puó fare. La voglia c’è, ma manca una buona organizzazione, lasciata molto al personale, che si fa non in quattro: in otto, in dodici! Bravissimi. É l’Italia bella, quella che ti fa credere davvero che CE LA FAREMO!