Inizi anni Ottanta

Agli albori degli anni Ottanta inizia la mia adolescenza e la mia passione per Claudio Baglioni. Certo, un po’ troppo grande per me con i suoi 18 anni in più, ma con quella tenerezza insostituibile. Conservo ancora i diari scolastici delle scuole medie e superiori con le sue foto attaccate, con le sue frasi riportate in mille colori, gli articoli di giornale incollati; diari che si facevano passare tra la proprie frequentazioni, e tutti aggiungevano qualcosa. Una sorta di Facebook cartaceo 🙂

Per fortuna il cantante in questione piaceva anche al mio primo ragazzino, tale Silvio, perché io ero fin troppo pesante!

In quegli anni ottenni in regalo l’impianto hi-fi: così con le mance riuscii a racimolare i soldi per comprarmi il primo LP (“E tu come stai?”), passando dall’ascoltare musicassette che, per quanto originali, suonavano da schifo, a un ascolto decisamente migliore!

Frammenti di vita

La mia passione per Claudio Baglioni esplode durante il secondo anno di scuola media.

All’epoca, oltre all’arcinoto “Il Monello”, conquistavano una sempre più larga fetta di mercato i giornalini per adolescenti come “Cioè”, dove si trovavano spesso e volentieri i poster dei cantanti/attori in voga.

Grazie a questo, e alle mance, ho tappezzato la mia cameretta di poster, foto, dischi e quant’altro. Ovvio che anche il più piccolo articolo pubblicato lo custodivo gelosamente.

All’epoca si tenevano ancora i veri e propri diari cartacei: di moda andava la Smemoranda, che più era piena e quindi spessa, più era figa e tutti volevano leggertela. E tutti davano il proprio contributo.

“Frammenti di vita” era un programma radiofonico che scopro per caso. Mio padre mi aveva regalato il fantomatico hi-fi, pagato un occhio della testa, quello composto da pezzi come amplificatore, radio, cassette, piatto e poi cd… La radio aveva un’antenna costituita da un filo, che per ascoltare Radio Centro 6 dovevo dispiegare e pregare che prendesse.

Lo speaker era un certo Aldo, che con una pazienza e una dedizione infinita leggeva tutte le lettere che gli arrivavano. Una chat antesignana, quasi. Sabato dopo sabato, quei nomi cominciavano ad essermi familiari, pur non avendoli mai visti dal vero.

All’epoca c’era ancora la Naja, ovvero il servizio di leva militare obbligatorio. Così gli ascoltatori che partivano per il servizio militare e che chiedevano di avere un rapporto epistolare con gli altri appassionati, venivano subissati dalle nostre missive per tenergli compagnia. Una bella famiglia virtuale, che si perse poi di vista perché il programma fu chiuso, non so per quali problemi.

Moltissimi anni dopo, grazie a Facebook, ebbi l’occasione di incontrare il mio amico di lettere e sua moglie. Un tuffo nel passato 🙂

12 aprile

I ricordi sfumano, ma mi rimane impressa la particolarità di questa data in quanto, se è già di per sé difficile incontrare il proprio idolo, io ci sono riuscita ben DUE volte, proprio il 12 aprile di anni diversi!
E’ come vincere una piccola somma al lotto due volte nella vita e proprio lo stesso giorni, in anni diversi.
12 e 4. Li giocherò (prima o poi). Sulla ruota di Milano, che fu teatro di quegli incontri fortuiti.

12 aprile 1996. Davanti all’hotel Royal Garden di Assago. Dopo uno strepitoso concerto del Tour Rosso. Avevo le occhiaie che rimbalzavano, dal poco sonno. E una macchina fotografica di fortuna (i cellulari non erano ancora diffusi e quei pochi, servivano da telefono). E lui, il mio eroe di allora, era Claudio Baglioni, che aveva dormito meno di me ed era “diretto a Brescia, senza prescia”, che in romanesco vuol dire senza fretta.

Dell’altro 12 aprile non ricordo più nulla, né l’anno né la circostanza. Ah, l’alzheimer!!! :-)incontri

Frammenti di vita – Radio Centro Sei

Anni Ottanta.

Una sera da adolescente in casa, zapping alla radio.

Una voce che legge una lettera. Poi, un’altra, e un’altra ancora.

E poi una canzone, un’altra, un’altra ancora; tutte di Baglioni, il  mio preferito.

Il segnale era molto scarso, ed ogni settimana dovevo fare i salti mortali per riprenderlo, sistemando in maniera non proprio ortodossa, il filo dell’antenna dell’hi-fi.

E così, puntata dopo puntata, a quelle lettere si aggiungeranno anche le mie, che raccontano storie di una adolescenza difficile, le prime cocenti delusioni. Non era un bel periodo.

E ora, tramite Faccebook….Carramba, che sorpresa! Sono stata (miracolosamente) contattata da alcuni (ex)ascoltatori, che si ritrovano nella chat della radio che non trasmette più “on aire” ma via web (a quei tempi, manco ce le sognavamo tutte queste tecnologie!), ed è un tuffo in un passato per me lontano, nomi che ricordo vagamente, sfumati dal tempo, ma pur sempre nomi che hanno contribuito al mio passato che ha formato il mio presente.

Insomma…..è stato emozionante risentire la voce di Aldo, sarebbe stato il massimo ascoltare “Avrai instrumental” che era la sigla del programma di allora….

Più che ricordi, sono le sensazioni, gli stati d’animo che mi legano a quel programma. E sapere che quessto gruppo di persone è presente, vivo e vegeto e riunito….è strano! E’ proprio vero che il passato torna quando meno te lo aspetti!

“OLTRE” il capolavoro

Esattamente venti anni fa usciva questo capolavoro della musica italiana.
Claudio Baglioni ci regalava venti nuove, inedite canzoni e un nuovo sé.
Avevo prenotato il cofanetto, quello coi due cd in una confezione tipo scatola dei cioccolatini, che conteneva un “guscio” (così chiamato dallo stesso autore). Un “lenzuolo” di fotografie e scritti per meglio comprendere l’opera, che a prima vista sembrava titanica.
Ma che si è rivelata l’opera più bella di Baglioni. Più sofferta, più autentica, più completa, più “adulta”, più…più.
Un nuovo Claudio che usciva dalla sofferenza di un periodo difficile della sua vita privata, ma pronto a rimettersi in gioco, denudandosi. Non per niente gli spettacoli che ne seguirono ebbero per la prima volta il palco in centro, senza avere le spalle coperte.
Oltre, così sanguigno, così erotico, così malinconico, così guitto, poliedrico, così…OLTRE.

Frammenti di vita

Iniziava con una malinconica versione strumentale di “Avrai” (lato B del 45 giri – che all’epoca esistevano e si compravano ancora!).

Era una trasmissione radiofonica che captai che per caso, un sabato tardo pomeriggio. Facevo  la terza  media, o forse già la prima superiore; ero una ragazzina. Per continuare a seguirla, dovevo ingegnarmi a sistemare in qualche modo l’antenna dell’hi-fi e sperare di cenare o molto presto o molto tardi: la davano ad orario di cena, sigh!

era un programma imperniato su un solo cantante: Claudio Baglioni, che in realtà, faceva solo da colonna sonora. In verità, il programma era impostato su di noi, sugli ascoltatori che contribuivano ogni sabato a realizzarlo con le loro lettere scritte a mano, affrancate ed inviate per posta, ed Aldo che, in studio, le leggeva.

Penso di avere ammorbato non pochi ascoltatori con le mie lagne adolescenziali. Chiedo venia.

E ora, dopo circa venticinqueanni (sic!) tornano a galla questi ricordi grazie a Facebook, alla possibilità di ritrovarsi, in una qualche maniera, grazie a questo social network.

Non sono molto nostalgica, ma prendo con curiosità ciò che ne conseguirà.

Vedremo ;o)

Castelluccio 1995: III e ultima parte

Chissà se ci
saranno alter occasioni per vivere questi momenti così
intensi?
Andiamo al ristorante del piccolo borgo per prendere un
buon thè corroborante.
C’erano ancora lacuni musicisti, tra
cui Walter Savelli, con cui mi metto a parlare, venendo a sapere che
l’indomani sarebbero stati a suonare ad Assisi.
Perfetto: eravamo
indecisi sul dove fermarsi sulla via del ritorno: Urbino, Porto
Recanati, non so….ma Assisi mi sembra
veramente…perfetta!
Salutiamo le due ragazze che riprendono la
via di Milano, purtroppo, dopo esserci scambiati i vari recapiti,
come alla fine delle vacanze estive,”ti scrivo, tu mi
scrivi…poi torna tutto come prima” direbbe, anzi, canterebbe
Zero. Speriamo, invece, di rimanere in contatto!
Finalmente
possiamo gustare una cena in tutta tranquillità (meglio qui
che “da Shining”): lenticchie e dessert sono strepitosi,
tanto da meritare gli elogi al cuoco.
Rientrando in hotel,
scendiamo nella Piana e scorgiamo una notte stellata che mozza il
fiato e toglie le parole. Non ho mai visto qualcosa del genere!
Meglio del Planetario! Accosto e scendiamo dall’auto increduli e
stupiti.Questa enorme Piana di 7×9 km, priva di illuminazione e
circondata da monti, invisibili al buio, e noi lì, sdraiati a
guardare, da questa magica finestra, l’universo intero. Ci siamo
dovuti far forza per venircene via.
Sulla strada per Forca
Canapine ci tocca star dietro i tir gialli del mini-tour. Quasi
quasi, li seguo!
Torniamo nella nostra camera d’albergo, molto
accogliente, una doccia, e finalmente a letto! Roby e Stefano
sembravano in forma. Hanno cominciato a raccontare storie di paura da
quando hanno spento la luce: io sono fifona! E in più, fa un
freddo polare, tanto che avevo ben 4 coperte!
Stefano, mosso a
pietà, è venuto a raccontarmi una favola per farmi
addormentare. Spero non se la sia presa se mi sono addormentata prima
del finale!
Di buon mattino mi alzo: dobbiamo andare ad Assisi!
Ci
arriviamo dopo aver attraversato scenari bellissimi, che col sole di
oggi risaltano ancor di più.
Dopo aver girovagato un po’
per trovar parcheggio ad Assisi…scopriamo che il concerto si terrà
a Santa Maria degli Angeli: argh! Corri a prendere la macchina, torna
indietro, cerca un altro parcheggio… Rivedo la guardia del corpo
che sta seguendo Baglioni, la saluto accomiatandomi. Ciao, chiunque
tu sia: credo che oggi è proprio finita. I miei due
sostenitori sono stanchi, e vanno a rifocillarsi in un ristorante;
mia madre al telefono mi ha strillato “ma quando finisce ‘sta
tournée?????”.

Rimango da sola ad
assistere al concerto in maniche di camicia: oggi c’è un bel
sole caldo da cui mi lascio accarezzare come una lucertolina.

Non c’è più
il clima di Castelluccio, in tutti i sensi: non c’è nemmeno
una persona che ti chieda “Di dove sei?”, ad attaccar bottone
così, senza altre mire. E anche se la voce di Baglioni sembra
migliore, non ho molto la testa libera da pensieri per potermi
dedicare completamente a lui. Così vado a zonzo, cercando un
posto dove poter veder qualcosa, ma -ahimè- il tir è
piazzato in prossimità di un marciapiede così che
quelli che stanno davanti sono ulteriormente poco più in alto
(abbastanza da impedirne la vista a tutti quelli dietro). Ma quando
potremo essere promossi a spettatori di serie A, con i nostri bei
posticini prenotati? E’ un sogno!

Vabbè, che almeno
senta bene: mi piazzo vicino gli amplificatori. Lui è molto
vigoroso, si sbraccia molto, ma comunque è molto, molto meno
informale di ieri. C’è la diretta Rai! Mannaggia, pure
qui??????????????????? Se mi becca il mio capo..!!

Ma com’è che non
m’è venuto in mente di prendere un registratore??! In questo
week-end ho dimostrato come NON essere una perfetta fan.

Sono così stanca e
deconcentrata che non me lo godo. Poi, da sola! Che palle! La fine
del concerto è stata un po’ una liberazione: sono corsa dai
ragazzi e poi, via, a prendere l’auto e cominciare ad intraprendere
la via del ritorno. Sono le ore 15, c’è un po’ di traffico e
avevo detto ai miei che sarei rincasata presto, ma non ho pranzato, e
la fame si fa sentire. All’Autogrill, un quotidiano mi informa delle
prossime date di questo strano tour giallo. Aauguri a tutti, io non
ci sarò: ci saranno altre notti di note, ma io al momento ho
fatto il pieno e son contenta così. E, a dire il vero, la
schiena comincia a reclamare per gli straordinari che le ho fatto
fare…

Febbraio 2008

Sono trascorsi più
di dodici anni da quello strano week-end, e ogni volta che ci
ripenso, mi si scalda il cuore. Ogni volta.

Quel week-end mi ha dato
prova di una grande amicizia.

Mi ha regalato una nuova
amica.

Mi ha insegnato che i
sogni, a volte, si avverano.

Mi ha
consegnato emozioni bellissime, che porto con me. Sempre. Per sempre.

Ma,
ancor di più, mi ha insegnato che

La felicità va
condivisa.

Castelluccio 1995: II parte

Adda passà a’ nuttata..Il mattino ci ha sorpresi mezzi morti, con borse ed occhiaie irreparabili.
Facciamo colazione ben contenti, comunque, di aver trascorso indenne la notte in questo sinistro albergo ribatezzato “Shining”, e poi via, verso la Piana di Castelluccio.
Che panorami mozzafiato! E’ stupendo: si vedono le nuvole sotto di noi, e intanto mi chiedo se non sarò mica scema a stupirmi per questo, che magari è la normalità per chi frequenta la montagna.
D’altronde, io appartengo al mare ;o)
L’aria qui fa girar la testa. E tira anche un po’ di vento: meglio far coprire tutti, da brava chioccia: non voglio broncopolmoniti sulla coscienza!
La strada è una serpentina continua, ma percorribilissima (e se lo dico io…!).
Sul ciglio della strada una Y10 targata Milano. Sembra in panne. Due ragazze ci chiedono la direzione per Castelluccio: mi accosto per dargliela, e mi balena in mente il libro che ho appena finito di leggere “La profezia di Celestino” e le sue coincidenze che, in realtà, tanto coincidenze non sono, e allora me ne esco con: “ma andate da Baglioni?” “Sì” “E allora seguitemi”.
Al parcheggio improvvisato, là nella “solita” Piana, facciamo conoscenza, parliamo, raccontiamo loro quel poco che abbiamo visto e sentito. Così ci chiedono di portarle al ristorante, e allora le accompagniamo con la mia Polo che si merita una bella lavata, al ritorno.Baglioni sta lì, asserragliato nel solito salone privato.
Quindi torniamo nella Piana, dove tira un vento pazzesco, ci sediamo in cerchio, continuiamo a parlare, ma fa sempre più freddo, tanto che i miei due accompagnatori battono in ritirata con una delle due ragazze ad asepttarci in auto.
Io e Loredana, eroicamente, resistiamo, ben coperte. Facciamo il giro del palco e vediamo Baglioni che gironzola per essere intervistato a destra e a manca, per poi rinchiudersi in un camper, o andare a salutare i ragazzi appiccicati alle transenne.
Andiamo a prender posto (si fa per dire) e qui succede un fatto strano: una ragazza mi si avvicina, avendomi riconosciuta, e mi regala la foto che ha scattato il giorno prima nella Piana insieme a Baglioni! Sono rimasta a bocca aperta!!!
Poi conosciamo un trio che arrivava da Ascoli Piceno: persone splendide, di cui ho perso i contatti a concerto finito, purtroppo. Mannaggia, quanto mi dispiace!!!
Tutto ciò mi ha dato una marcia in più….volevo bene a tutti ;o)))
Vengo a sapere dell’Associazione Culturale Clab: quando rientro, mi iscrivo ;o)
Il concerto inizia in ritardo, snocciolando canzoni vecchie, ma senza alcuna anticipazione dell’album nuovo, con un Baglioni giocherellone, ironico, scherzoso.
Un Baglioni che non aveva paura di mostrarsi per come era, senza quella perferzione quasi meccanica che lo aveva contraddistinto in passato, e molto energico. Anzi, la voce non sembrava al massimo.
Un Baglioni con qualche senso di colpa per averci fatto arrivar fin lì, che continuava a chiederci se avevamo freddo (noooo..) e che ci stupisce con una versione rap di “Poster” e col gesto “dell’ombrello” su una strofa di “Io sono qui” (“l’unica paura che resta del futuro, è di non esserci”), e che mostra ancora una volta di avere le palle.
Se alzo gli occhi al cielo, vedo tanti parapendii colorati che volteggiano nell’aria gelida, mentre il colore predominante nella Piana era il giallo. Non so perché, ma qualcuno deve aver fatto passaparola per il colore…d’ordinanza!
Penso di avere abbastanza dimostrato di essere il prototipo di fan ideale, no? ;o)))
Finito il concerto, Baglioni scappa via per una stradina bianca che taglia la piana in una direzione insolita, verso i monti, verso il nulla, mentre un girotondo spontaneo si crea e noi ci aggreghiamo. E’ bello lasciarsi andare, no? A costo di sembrare un po’ idiote…
Che posto strano.
Che gente strana.
Che cantante strano.
Qui è tutto strano! E tutto mi stupisce, come quando sei bambino. Ed è così bello stupirsi!!! Non fa sembrare anche voi più ricettivi?

Un enorme serpentone di auto lascia mestamente la Piana
con le facce contente ed un unico motivo: “Io sono qui”, mentre sui
prati bivaccano gente di tutte le età, anche con pargoletti al seguito.

Sembra una sorta di Woodstock.
Loredana gira le ultime riprese, i commenti, mentre andiamo a ricongiungerci con i nostri compagni.
Poi prendiamo l’auto per andare prenderci un thè a Castelluccio, ma l’adrenalina è ancora alta, e quest’enorme prateria è così invitante che…mollo l’auto sul ciglio della strada e…”scemo chi arriva ultimo”: ci mettiamo a correre finchè abbiamo aria nei polmoni e forza nelle gambe, poi ci buttiamo sfiniti sul prato, a rifiatare. I miei compagni di viaggio mi raccolgono come un sacco di patate mi fanno dondolare e mi ributtano per terra: il cuo contatto è magico.
Volete sapere chi è arrivato ultimo?
Nessuno: oggi siamo arrivati tutti primi ;o))))
 

Catelluccio 1995: I parte

Così scendiamo a valle per chiedere informazioni sul concerto: vorrei sapere a che ora comincia, se occorre comprare il biglietto….
Un enorme prateria ci si para davanti, e una strada la attraversa, come in un film.
Sulla destra, verso metà piano, c’è un parcheggio improvvisato sulla destra, dove posteggio, e sulla sinistra c’è un maneggio con degli splendidi cavalli cui mi dirigo per immortalarli.
Prendiamo la stradina che dirige verso un tir giallo dove stanno montando palco ed amplificazione, mentre delle auto ci incrociano in opposta direzione. In una mi pare scorgere proprio Baglioni, con un ciglio seccato, ma è stato un attimo,potrei sbagliarmi.
Certo che se fosse stato lui veramente, non si sta fermo un attimo: è appena andato via dal ristorante!
Vado verso il tir per chiedere informazioni, mentre con uno sguardo abbraccio i dintorni di questa splendida, strana piana. Più in là, non mlto a tiro della mia miopia, mi sembra scorgere una donna somigliante a Paola Massari, ma penso che ormai la stanchezza mi tira brutti scherzi.
Infatti, non mi accorgo minimamente che ancora un poco più in là c’era proprio Baglioni! Jeans neri attillati e giubbotto di pelle. Nera, è ovvio.
Quando torno, mi fiondo dall’oculista!!
Impasse: che faccio? Ce l’ho lì, qualche decina di metri. L’uomo che ascolto da che son nata, quello che mi ha accompagnata fin dalla mia infanzia, il cantante “di famiglia”, anzi della nostra famiglia. Ce l’ho lì, e non mi muovo.
Lui fuma, parla con Vincenzo Mollica, mentre una guadia del corpo sembra creare un muro immaginario, una linea di demarcazione tra Lui e un minuscolo gruppetto di fans. Proprio pochi.
Non mi muovo. Ma che si fa in questi casi??
Bhè, ci pensa Baglioni: viene lui da noi, ma per concedersi solo per una foto “cumulativa” perché ha pochissimo tempo. E ovviamente, il gruppetto gli si stringe addosso, io no. Mi rifiuto di fare la fan. Ci vuole troppa faccia tosta e poco orgoglio.
Poi lui scappa via, io devo invece ancora realizzare.
Ci dirigiamo all’albergo che avevo prenotato a Forca Canapine. Scopro con mio stupore che si vedono le nuvole! Io non le avevo mai viste così vicine!
Certo, “Forca” non ispira niente di buono, ma mai quanto andiamo a scoprire!
L’albergo è praticamente vicinissimo all’impianto di risalita (dismesso) per le piste da sci, con poche baite attorno, che non sembrano nemmeno abitate, così come l’hotel. Dentro è anche peggio: alla reception una signora oltre la mezza età, con un fortissimo accento germanico, ci rilascia le chiavi della tripla.
Attraversiamo un corridoio lunghissimo: d’altronde, l’albergo è molto grande. Già: molto grande, e non si sente nessuno?
Per l’aria sinistra che ha, l’abbiamo subito ribattezzato “L’albergo di Shining”.
Posiamo le valigie e scappiamo a Norcia per una breve visita culturale, non prima di aver rassicurato mamma del nostro arrivo, e di aver ricevuto per contro una lavata di capo che mi lascia un po’ di dubbi circa la mia maturità.
Il clima tra noi sembra mutato, c’è qualcosa di strano, e nemmeno la sosta nella cioccolateria più famosa di Norcia e dintorni sembra rimettere a posto. Altro dubbio.
Stefano sta per perdere il suoposto di lavoro, mentre Roby si trova nell’impossibilità di intraprendere gli studi universitari.
Ma come faccio io a godere di questo week-end, di questi posti, della presenza del mio cantante preferito, quando le persone a me più care hanno ben altri pensieri più gravi? Quasi quasi, provo vergogna di me. Immersa in questi pensieri, posteggio la Polo e spacco un fendinebbia.
Norcia è un po’ meno bella di quanto pensassi. O forse, sono i miei pensieri a non essere belli.
Rientriamo in hotel giusto per una doccia: ci rifiutiamo di cenare qui, così telefoniamo a Castelluccio per chiedere se c’era posto per noi tre.
Ci hanno riservato un posto vicino al bagno: che si siano ricordati della prima cosa che ho chiesto quando sono entrata qui nel primo pomeriggio?
Finalmente potremo assaggiare il tartufo, dopo che Roby me l’ha menata per mesi!
Visto che siamo nella patria delle lenticchie, come non ordinarle?
Intanto, un grande televisore acceso in sala manda le immagini delle anticipazioni del TG1: ci sarà infine Mollica che intervista Baglioni nella Piana di Castelluccio, appunto.
Mio Dio! Se per sbaglio mi hanno ripresa ed il mio capo mi vede, son rovinata!!!
DEVO vedere quell’intervista, ne va del mio posto di lavoro! Sbianco.
Siccome dovevamo mangiare presto perché poi sarebbe sopraggiunta la troupe di Baglioni, cerchiamo di temporeggiare facendo bis di primi e quant’altro!
Panico. Aspetto con trepidante attesa, e la fortuna gira dalla mia parte: non credo di essere stata inquadrata, vivvaddio.
Finito il servizio del TG, i camerieri del ristorante applaudono tra il nostro stupore. Boh!
Non ho ancora ripreso colore, e la pressione è ancora bassa quando entra un tipo, vestito di un paio di pantaloni di pelle nera, che mi ricordano tanto un mio vicino di casa, non proprio sinonimo di simpatia, né di eleganza.
Sopra porta un piumino-gilet Moncler giallo, ma proprio giallo giallo giallo!
Lo guardo.
No, è impossibile! Devo proprio andare dall’oculista!
Poi lo riguardo: è proprio lui, è Baglioni!!!
Non so se stentavo più a credere pe
r come era vestito o per averlo lì a tre passi da me, due…uno…va al bagno! Nel senso che va proprio in bagno, non che ce lo sto mandando io! ;o))
Ancora una volta sono rimasta immobile.
Non riesco a vederlo se non come una persona come un’altra che fa un mestiere per cui è sotto gli occhi di tutti, ma è pur sempre una persona come può essere un tuo vicino di casa, col quale sali in ascensore e non sai nemmeno che dirgli.
La guardia del corpo rompe ogni tentennamento: lo scorta fin dentro la sala riservata. Tanto non avrei mai osato.
Il clima tra noi restava comunque strano, non capivo. Mangio il tiramisù con la speranza che mi risollevasse un po’, appunto, mentre Stefano finisce la bottiglia di vino che i ragazzi avevano ordinato, noncurante delle nostre parole per farlo smettere di bere.
Così, mentre Roby porta via Stefano cercando di evitare figuracce, io pago il conto ed esco sulla piazza del piccolo borgo.
La serata è fredda, e Stefano lo vedo inginocchiato vicino al parcheggio, in preda ad una crisi di pianto.
Mmmm…meglio lasciarli soli, credo di aver fiutato qualcosa.
Rientro nel ristorante a temporeggiare con una telefonata a mia cugina, poi prendo l’auto e raccolgo i due baldi giovini.
Ridiscendo per la strada che taglia la Piana, buia, mentre Roby finalmente mi spiega che aveva lasciato Stefano, che intanto galoppava un pianto irrefrenabile.
Fermo l’auto.
Che senso ha stare qui? mi domando.
Come si può provare ad essere contenti, se non felici, quando chi ti sta vicino non lo è e non lo può essere, in quel momento e, peggio, sta male?
Quasi quasi, domani, giorno del fatidico concerto, dormo.
Stefano è stato male tutta la santa notte, così che né io né Roby abbiamo chiuso occhio.
Appunto: quasi quasi, domani dormo.